27 marzo, 2007

Sformatini di fave ricotta e pecorino

... in origine l'avevo chiamato flan. Poco prima di postare, ho scoperto che invece si trattava di uno sformato!... e allora... diamo il giusto il nome ai piatti!
Se qualcuno di voi, come me, è vittima del malinteso sul flan, ecco l'occasione per capirci qualcosa: come vogliono i Francesi, il flan è una torta dolce o salata, formata da un disco di pasta sfoglia o brisèe, cotto in bianco e poi completato con un basso strato di composti più o meno cremosi. L'origine del nome si lega al latino flado, che vuol dire "focaccia", la cui radice richiama a "piatto", come la forma di queste preparazioni, rotonde e nn troppo alte...che dire?!... in cucina non si finisce mai d'imparare :)) (e questo sicuramente non è un flan!)
Ingredienti: per tre-quattro sformati occorrono, 200gr di fave fresche sgusciate/100gr di ricotta di pecora/70 gr di pecorino grattugiato/3 uova intere/porro/ burro/ sale & pepe
Sbollenta le fave sgusciate, per 1 minuto in acqua bollente, elimina la buccia esterna e tieni da parte. Mescola al ricotta con il pecorino grattugiato, un pizzico di sale e pepe; unisci le uova, sbattute precedentemente come per fare una frittata, e all'ultimo le fave. Suddividi il composto in tre pirofiline imburrate, completa guarnendo la superficie con sottili fettine di porro. Lascia cucinare in forno preriscaldato a 180° per 15-20 minuti; servi gli sformatini caldi, senza sformare.

11 commenti:

bian ha detto...

...e poi, che c'entra flan???casomai soufflè, anche se so che il procedimento è diverso...
booo??... mi sono fissata col flan..la sua definizione esatta per me è stata ugualmente una sorpresa...
...che confusione!

Anonimo ha detto...

etimologia del nome flan e sue accezioni:
L'attuale parola Flan viene dal francese antico flaon a sua volta derivato dal latino flado che significa crema. Secondo Alan Davidson, Oxford Food Companion, la medesima radice latina del nome fu usata dell'inglese medioevale dando origine ai termini flaton e flawn. A seconda dei paesi con il termine flan si intendo preparazione leggermente diverse.
In Inglese indica una crostata, probabilmente perché nel medioevo i flan venivano spesso presentati come patinae, cioè su una base di pasta cotta, chiusa o aperta che fosse, esattamente come le nostre moderne crostate.
In Spagnolo e portoghese indica preparazioni come la créme caramel.
In Italiano indica preparazioni salate cotte in stampo a bagnomaria, a base di besciamella e con una presenza di uova abbastanza ridotta. Di derivazione francese, sono molto diffusi nei territori che subirono l'influenza della Francia, come il Piemonte. Qui è tipico, ad esempio, il Flan di cardi o di topinanbour con Bagna caôda e di asparagi eventualmente con fonduta. In generale, quindi, per flan si può anche intendere uno sformato, generalmente di verdure, piuttosto che un vero e proprio dolce.

Ciao ciao....baci Valeria....

Anonimo ha detto...

Ps
Valeria io !!!!

Anonimo ha detto...

Bian..
da tempo leggo il tuo Blog e..complimenti!Proponi ricette deliziose, semplici e sfiziose allo stesso tempo!
M'è venuta una fame ora...
Buona giornata!
Saretta

Gloricetta ha detto...

Flan, sformato o soufflè...certo che da queste parti trovo sempre ricette deliziose!!! Ancora prima di lasciare questo commento ho copiato le ultime due preparazioni...niente fino ad ora mi ha delusa! Grazie, Glò

bian ha detto...

Grazie Valeria! che meraviglia l'etimologia del flan...io amo queste cose!

Ciao Saretta! grazie, torna a farmi visita!

Ciao Glò! ma ti è piaciuta la quiche???allora, che te ne pare di finocchi e Roquefort??

Anonimo ha detto...

molto meglio gli sformati che i flan, soprattutto se sono come questo :-)

enza ha detto...

interessante il chiarimento di valeria...come dire...paese che vai nome che trovi!
e interessante la tua ricetta, bian.

marguerited ha detto...

ciao bian
davvero piacevole leggere il tuo blog e si imparano tante cose interessanti come questa sull'etimologia del flan.
Ho provato a fare qualcosa con delle fave che mi avevano regalato, una sorta di crema; durante la cottura, avvenuta con burro e aromi sprigionavano un odore dolce simile a quello dei piselli. Ero tutta contenta; poi l'ho frullata ed è venuto fuori un prodotto piuttosto aspro e amarognolo, penso sia per il fatto che non ho tolto la pellicina, cosa che notato fai in tutte le ricette. Proverò, mi sembra nu pocu laboriosa.
buona giornata
marguerited

bian ha detto...

ciao marguerited! ben arrivata nel mio blog! ..l'amarognolo forse sarà stato davvero colpa delle pellicine... io ormai quando cucino le fave elimino sistematicamente le buccette... più laborioso ma più buono!

Anonimo ha detto...

Che dici, con le fave secche?...

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